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Il pareggio conquistato dall’Inter a Manchester contro il City ha stupito esperti e appassionati di calcio anche all’estero. Forse in pochi si aspettavano di vedere nuovamente la squadra di Pep Guardiola così in difficoltà, come già era accaduto nella finale di Champions League 2022–23, vinta dagli inglesi solo grazie a una zampata di Rodri. All’estero certamente è stata sottolineata l’attenzione alla fase difensiva dei nerazzurri, il famoso catenaccio all’italiana. Ma lo stesso Guardiola e anche i giocatori del City a fine partita hanno ammesso che l’Inter è qualcosa di diverso rispetto a una squadra che semplicemente si difende molto bassa. Sia perché solitamente non lo fa in campionato. Sia perché abbina all’attitudine nella fase di non possesso una ottima circolazione di palla, che permette ai nerazzurri di costruire occasioni non solo in tradizionali contropiedi ma anche dopo aver superato il pressing avversario. L’Inter di Simone Inzaghi ci riesce grazie a una serie di movimenti e di combinazioni di passaggi. Mai attraverso il dribbling. Ed è questo aspetto che la rende un’anomalia tra i top team europei.
Al tema ha dedicato un dettagliato approfondimento l’autorevole testata The Athletic, con un articolo a firma di Michael Cox. Esperto di tattica, Cox parte dall’analisi del match di Champions League giocato mercoledì all’Etihad, sottolineando che il City ha sprecato alcune occasioni ma che “l’Inter avrebbe potuto vincere“. E loda il gioco dei nerazzurri di Inzaghi, a suo dire praticamente completo: forza difensiva, costruzione coraggiosa dal basso, intelligenza a centrocampo, combinazioni d’attacco e inserimenti dei terzini. Eppure i giocatori dell’Inter non dribblano quasi mai. L’articolo sottolinea come in generale l’Italia non sia una nazione di dribblatori: in questo senso, quindi, i dati dei nerazzurri non sarebbero un’anomalia. Lo diventano però se paragonati alla produzione offensiva dell’Inter, che appunto è da squadra di vertice a livello europeo.
The Athletic infatti ha rielaborato le statistiche dei Top 5 campionati europei nella scorsa stagione, mettendo a confronto il numero di gol segnati con il numero di dribbling tentati a partita. I nerazzurri di Inzaghi nella stagione 2023/24 hanno segnato più di 100 gol, tenendo una media di 2.29 reti a partita. La stessa del Paris Saint Germain, migliore di Arsenal e Real Madrid. Solamente le due tedesche – Bayern Monaco e Bayer Leverkusen – e lo stesso Manchester City hanno saputo fare meglio. Eppure, l’Inter è anche la squadra che ha tentato il minor numero di dribbling tra le 96 che partecipano alle cinque migliori leghe d’Europa. Meno di Genoa, Bochum o Mallorca, per fare alcuni esempi. “C’è una correlazione prevedibile tra le squadre che segnano molti gol e quelle che dribblano spesso gli avversari, ma l’Inter è l’assoluta eccezione”, scrive Cox. L’equazione infatti dovrebbe essere abbastanza semplice: se ci sono giocatori in grado di creare la superiorità numerica, per una squadra sarà più facile trovare la via del gol. Ovviamente non è una regola ferrea, ma una tendenza evidente: le altre 4 squadre che hanno vinto i loro campionati (City, Real, Leverkusen e Psg), sono ai vertici sia per reti realizzate che per dribbling tentati.
La tendenza in Europa è chiara: la media dei gol segnati a partita è direttamente proporzionale alla media dei dribbling. Le squadre che segnano tanto, hanno tanti dribblatori. Poi c’è l’Inter, anomalia assoluta col minor numero di dribbling tentati nei top 5 campionati. pic.twitter.com/o4qhKWTkf4
— Antonio Belloni (@AntoBelloni01) September 19, 2024
L’Inter no. Riesce a essere una macchina da gol senza avere giocatori in squadra che saltano l’uomo. E questo la rende diversa rispetto a qualsiasi altro top team europeo. Diversa, che non significa migliore. L’assenza di dribblatori infatti (al di là dei limiti del mercato nerazzurro) è anche una scelta di Simone Inzaghi, che a partire dal modulo – il famoso 3-5-2 da cui non si distacca mai – predilige schierare calciatori abili nel palleggio e nell’inserimento, magari con spiccate doti di corsa in campo aperto (come Thuram e Dumfries). Non ha bisogno e non vuole giocatori che rallentino la manovra per provare l’uno contro uno, nemmeno in attacco. Preferisce scardinare le difese con il fraseggio e i movimenti senza palla. In questo senso sì, l’Inter è all’avanguardia in Europa, come sottolinea l’analisi di The Athletic: “Ciò che fa egregiamente, a volte, sono le combinazioni di passaggi fulminei che tagliano fuori gli avversari”. E ancora: “Quando costruiscono dal basso, i tre difensori centrali occupano posizioni incredibilmente avanzate, quasi scambiando ruolo con i centrocampisti”. Una caratteristica del gioco di Inzaghi, che vuole far saltare le marcature avversarie invertendo le posizioni sul campo, piuttosto che con un dribbling. Una dimostrazione, appunto, che anche contro il Manchester City l’Inter si è difesa ma non ha fatto catenaccio. E ha tentato di colpire a modo suo, senza mai provare a dribblare. Un concetto affascinate, quasi unico, che allo stesso tempo però può diventare un grosso limite. Il meccanismo non si deve mai inceppare.
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