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Genova. Sono stati tutti scarcerati i 5 ultras (due sampdoriani e tre genoani) arrestati venerdì in flagranza differita per aver partecipato agli scontri nel giorno del derby. Per uno di loro – si tratta di un ultrà genoano di 61 anni che era già stato arrestato ai tempi di Genoa Siena – la giudice Angela Nutini ha disposto i domiciliari con il permesso di poter uscire per recarsi al lavoro. Per tutti gli altri la gip ha invece stabilito un Daspo di 5 anni e l’obbligo di firma, per alcuni quotidiana per altri tre volte alla settimana.
I quattro tifosi più giovani (i due sampdoriani sono difesi dagli avvocato Matteo Carpi e Pietro Bogliolo, mentre i genoani sono assistiti da Raffaele Caruso e Fabio Strada) sono incensurati, ad eccezione di uno con un precedente per droga. Hanno tutti risposto alle domande della giudice chiedendo scusa a ammettendo sostanzialmente i fatti. Nelle immagini analizzare dalla Digos brandiscono chi un bastone, chi un manganello telescopico, chi un’asta di bandiera mentre si dirigono verso i reparti di polizia e carabinieri schierati per impedire i contatti tra le due tifoserie.
Tra loro il più giovane, un tifoso genoano di 20 anni, è uno studente universitario che ha garantito al giudice che è sua intenzione allontanarsi dal mondo ultrà. Come per gli altri tra le prescrizioni, oltre al Daspo e all’obbligo di firma c’è il divieto di dimora nel municipio della Bassa Valbisagno.
Diverso per la gip il caso del 61 enne, pluripregiudicato e con un precedente specifico che ha indotto la giudice a definirlo un “irriducibile”. Inoltre, sottolinea la giudice a differenza degli altri nell’interrogatorio avrebbe ammesso solo parzialmente gli addebiti: “Ha ammesso di essere stato nel luogo degli scontri brandendo il bastone – scrive la giudice – non si è riconosciuto nel soggetto ritratto nei fotogrammi, fornendo peraltro dichiarazioni del tutto inattendibili, quali quella di avere raccolto per caso un casco e di averlo utilizzato per paura, salvo poi gettarlo”. Per questo per lui ha disposto una misura “detentiva”.
Intanto in procura si attende la relazione della Digos sugli scontri che, oltre alle identificazioni di un numero decisamente più alto di tifosi rispetto ai 10 arrestati, potrà consentire di formulare ipotesi di reato più gravi rispetto a quelle contestate fino ad ora.
Se non sembra probabile – allo stato – che possa venir contestato il reato di devastazione e saccheggio (i danni alle cose non sono stati quantificati ma non sarebbero troppo ingenti, si parla di diversi cassonetti incendiati e di alcuni scooter danneggiati), una delle ipotesi al vaglio dei pm è quella di contestare oltre alla resistenza, al porto di armi od oggetti atti ad offendere, alle lesioni (38 i feriti tra le forze dell’ordine tra cui due con prognosi superiore a 40 giorni) e agli altri reati tipici dell’ordine pubblico come il danneggiamento aggravato o il travisamento, anche il più grave reato previsto all’articolo 424 del codice penale che punisce chi “al fine di incutere pubblico timore o di suscitare tumulto o pubblico disordine o di attentare alla sicurezza pubblica, fa esplodere colpi di arma da fuoco o fa scoppiare bombe o altri ordigni o materie esplodenti”. Reato che prevede una condanna fino a 8 anni.
Un’altra ipotesi al vaglio è quella, se verrà provato che dietro agli scontri e ai precedenti appuntamenti tra le due tifoserie c’era un disegno preordinato, di contestare l’associazione per delinquere finalizzata a commettere i reati violenti. E le condanne in quel caso sarebbero ancora più alte.
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