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Audizione davanti alle Commissioni riunite Bilancio della Camera e del Senato, sul “Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029”. Presente anche Confprofessioni, che ha individuato quattro priorità per le azioni di riforma del Piano: investimenti in infrastrutture materiali e immateriali; incentivi selettivi sugli investimenti; sostegno alle aggregazioni; la certezza delle regole del gioco. L’associazione apprezza il contenimento dell’incremento della spesa pubblica, ma sollecita una riflessione organica per arrivare a gestire nel medio lungo periodo i tagli e i nuovi stanziamenti in maniera selettiva.
“Trasporti, energia, messa in sicurezza del territorio – ha sottolineato Andrea Dili, componente della Giunta esecutiva di Confprofessioni – sono i settori che richiedono importanti investimenti pubblici, come pure la sanità con il rinnovo della convenzione dei medici di medicina generale e con incentivi ad hoc nelle aree del paese a bassa densità di popolazione”.
Sul fronte degli incentivi, la Confederazione concorda con la scelta del Governo di rendere strutturale gli effetti del cuneo fiscale e di accorpare le aliquote. «Tuttavia, il taglio del cuneo contributivo è una misura che genera un elevato costo a carico della fiscalità generale, senza incentivare le imprese a mettere autonomamente in atto delle azioni volte all’incremento della produttività – ha sottolineato Dili – . Sarebbe più efficace, invece, concentrare selettivamente le risorse disponibili verso le imprese che si aggregano e che investono in ricerca e sviluppo e in beni strumentali volti al miglioramento dei processi”.
Confprofessioni chiede di incentivare i processi di aggregazione delle imprese e degli studi professionali: “E’ vero che piccolo è bello – dice Dili – ma è anche poco efficiente, come confermano i dati relativi alla produttività delle imprese per dimensione e quelli relativi agli stipendi», ha detto Dili. Aggiungendo: “C’è un’ottima norma nel decreto delegato sull’Irpef-Ires della riforma fiscale che rende fiscalmente neutre le aggregazioni negli studi professionali. Il decreto è stato approvato il 30 aprile scorso, ma non è ancora arrivato in all’esame del Parlamento”.
Altra priorità è la certezza delle regole del gioco: “I continui cambiamenti delle norme disorientano imprese e contribuenti e producono costi. Capiamo bene gli intenti positivi della riforma fiscale per riequilibrare il rapporto tra fisco e contribuenti, ma rimaniamo un po’ delusi dalle modalità di attuazione, come sta accadendo per esempio con il concordato preventivo biennale”.
Infine due priorità per i professionisti: welfare ed equo compenso. Sul fronte delle tutele, Dili ha sottolineato la necessità di implementare maggiormente l’Iscro, allargando i paletti di accesso all’indennità a sostegno dei redditi dei professionisti iscritti alla gestione separata dell’Inps. Sull’applicazione dell’equo compenso ai contratti pubblici Dili ha affermato che “sarebbe contradditorio derogare al principio fissato dalla legge Meloni: su questo non è possibile alcun compromesso. Soprattutto quando il committente è la pubblica amministrazione, che dovrebbe dare il buon esempio, garantendo il giusto pagamento della prestazione lavorativa, sia nei confronti dei propri dipendenti che dei professionisti. Senza discriminazioni”.
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