«Il campo largo non è morto. Per il Pd essere testardamente unitari non è uno slogan ma una convinzione. In Campania si gioca una partita nazionale in cui tutti siamo chiamati con coraggio e generosità a costruire una proposta programmatica».
È quanto dichiara Toni Ricciardi, vicecapogruppo del Pd alla Camera.
Conte ha archiviato il campo largo, Schlein ha derubricato la questione a semplice polemica. Esiste ancora la coalizione tra Pd, M5s ed altri?
«È evidente che quella attuale è una fase più tattica che strategica, ma il campo largo c’è. La segretaria, Elly Schlein, sta dando dimostrazione di leadership vera e del fatto che essere testardamente unitari non è uno slogan, ma una convinzione. La costruzione di una coalizione non è uno sprint da centometrista ma una maratona che ha bisogno di tempi lunghi. Forse nel Movimento 5 stelle c’è un po’ di nervosismo in vista dell’assemblea costituente, appuntamento importante in cui è chiamato a ridefinire un po’ sé stesso. L’appello che faccio a tutti è quello di lavorare affinché non si sprechi quanto di buono costruito fino ad oggi».
Nell’eterno scontro tra Conte e Renzi, il Pd rischia di rimanere schiacciato?
«Alcuni rischi derivano dall’onere della responsabilità. Alle ultime europee i cittadini hanno certificato con il loro voto che il Pd resta l’asse baricentrico di questa coalizione e spetta a noi trovare la chiave giusta per mettere insieme non persone o movimenti, ma fare sintesi di opinioni e di idee. Fare il decalogo delle differenze sarebbe facile, ma c’è una complessità fatta di tante sfumature e la capacità della politica deve essere quella di riuscire a trovare le soluzioni possibili. Da questa linea non ci si discosta».
Una linea che in questa fase guarda più al centro con Italia viva o più a sinistra con il M5s?
«Attualmente in giro per l’Italia ci sono amministrazioni che vedono insieme Italia viva, Movimento 5 stelle, Partito democratico. Questo è un fatto, dopodiché non esistono le categorie del centro e della sinistra, ma la capacità avere forze politiche che rappresentano pezzi di società che riescono a trovare convergenze sulle idee per immaginare un Paese diverso. Questa è la sfida da affrontare di fronte ad un Governo che si dichiarava pronto ma in realtà ci sta facendo precipitare oltremodo. Due esempi del fallimento, che riguardano da vicino anche l’Irpinia, la totale mancanza di una politica industriale, basti pensare a quello che è accaduto per Industria italiana autobus e quanto si sta verificando per la vertenza Stellantis, e l’incapacità di affrontare problemi strutturali come l’emergenza idrica per la quale nonostante la nomina di un commissario ad Avellino come in Sicilia la situazione non accenna a migliorare. Le condizioni strutturali generali stanno peggiorando e lo dimostra la quotidianità della vita delle persone».
Ci voleva il G7 dei Ministri dell’Interno per aprire un dialogo tra territorio e Governo, tra sindaci e Ministro Piantedosi?
«Piantedosi ha avuto coraggio a scegliere l’Irpinia come sede del G7, gli riconosco i meriti di un’operazione che fa bene al territorio pur continuando a pensarla in una maniera completamente difforme da lui su tante cose, ad esempio credo stia sbagliando tutto soprattutto in materia di migranti. Poi è evidente che non serviva un G7 affinché il Governo si ricordasse di dover recepire le istanze di un territorio».
Tornando al campo largo, il dibattito in atto che ripercussioni avrà in Campania per le elezioni regionali?
«La Campania non è un mondo a sé e l’appuntamento con le regionali del prossimo anno coinvolge realtà come Puglia, Toscana, Veneto. Sarà un appuntamento che ha la valenza delle elezioni politiche. Dunque, sarà una sfida da affrontare in uno schema politico nazionale. Certo ci sono le peculiarità territoriali di cui tener conto, ma la costruzione di una coalizione resta uno sforzo collettivo. Mettere veti su un partito significa bollare le persone che questo rappresenta. Siamo tutti chiamati a coraggio e generosità nella condivisione di un percorso finalizzato a costruire una proposta programmatica. Da soli, questo dovrebbe essere ormai chiaro a tutti, non si vince».
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