diMara Rodella
Si tratta di Stefano Belotti, 53 anni, di casa a Urago d’Oglio: per il giudice «è dall’illecito che Belotti trae la principale fonte di profitto» e sottolinea «il sistematico e anomalo ricorso alla menzogna»
Brillante, sicuro, benestante. E competente. Si presentava così, fuoriserie di lusso e sicuro di sé, apparentemente infallibile, promettendo agli imprenditori in difficoltà finanziaria di poterli aiutare a ridurre la loro esposizione nei confronti delle banche, almeno a cinque zeri. Perché, in sintesi, grazie alla sua società di consulenza, la Vcb & Partners — in realtà in fallimento e mai registrata, quindi abusiva — se lo sarebbe accollato lui, il debito, salvo poi saldarlo in tempo reale — o rivenderlo in alcuni casi — quindi ridurlo di almeno la metà, addirittura fino a un quinto. Quindi acquisiva il credito nei confronti degli imprenditori, oltre a chiedere profumatissime provvigioni per la sua mediazione. Mai realizzata, però. E le vittime se ne accorgevano solo quando gli istituti di credito si facevano vivi per sollecitare il saldo. Coordinati dal pm Claudia Moregola, gli uomini della Guardia di Finanza hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari firmata dal gip Gaia Sorrentino a carico di Stefano Belotti, 53 anni, di casa a Urago d’Oglio: risponde di truffa, sostituzione di persona, autoriciclaggio e tentata estorsione.
Il giudice definisce la sua una condotta «particolarmente insidiosa», che si è «realizzata fuori da qualsivoglia sede fisica dell’intermediario». Evidente il pericolo di reiterazione del reato, per il gip, secondo cui «ciò che maggiormente allarma è la capacità dell’indagato di ingannare una notevole quantità di professionisti, oltre alla sua indole aggressiva e violenta».
Decine gli imprenditori bresciani che hanno denunciato, la sui situazione è ancora al vaglio della Procura. Tre — di casa tra Torino e Mariano Comense — quelli che a Belotti hanno versato circa 365 mila euro, in tutto, come provvigioni. Stando agli atti il 53enne, privo di abilitazione, «avrebbe ottenuto guadagni illeciti per un milione di euro, transitati sui conti della Vcb & Partners e rapidamente movimentati su altri conti in Germania e Lussemburgo». Una parte li avrebbe usati anche per comprare beni di lusso. Il giudice ha disposto un sequestro preventivo pari a 435 mila euro, ritenuti frutto dell’autoriciclaggio dei proventi illeciti: durante le perquisizioni le Fiamme Gialle hanno sequestrato anche due auto (Audi), una moto, lingotti d’oro, borse e orologi, oltre a denaro per 18 mila euro.
Alle vittime Belotti, esperto ai loro occhi di crediti deteriorati, avrebbe «certificato» la sua interazione con le banche, — da Monte dei Paschi di Siena alla Bcc di Cantù fino a Ubi, tra le altre — mostrando le mail inviate per «negoziare il saldo a stralcio»: alle quali, però, mai avrebbe ottenuto risposta. Tantomeno seguito.
Le provviste finanziarie necessarie «all’acquisto del credito» superavano in genere i centomila euro, più le provvigioni, sempre da decine di migliaia di euro.
Millantava competenze professionali in materia di consulenza aziendale e amicizie con funzionari, vantava conoscenze, proponeva affari imperdibili (anche investendo nell’oro) o spostamenti di quote aziendali o operazioni immobiliari coinvolgendo la sua società (e nel mezzo magari ci metteva pure l’acquisto di una barca da 170 mila euro), «spostava» crediti e debiti. E mentiva, sempre, sul buon esito di qualsiasi operazione, dopo aver fatto sottoscrivere agli imprenditori il contratto denominato «lettera di incarico accordo di consulenza d’impresa». Per farsi pagare somme non dovute è capitato anche ricorresse alle minacce, nel 2021: «So dove sei, so dove abiti. Ti uccido», disse a un imprenditore prima di afferrargli e fratturargli un dito, come poi verbalizzato in denuncia.
Per il giudice «è dall’illecito che Belotti trae la principale fonte di profitto». Ne sottolinea «il sistematico e anomalo ricorso alla menzogna, per accaparrarsi benefici economici e di status non spettanti, oltre che la pericolosa capacità di procurarsi materiale in uso alle Forze dell’ordine e contrassegni o sigilli dello Stato contraffatti». Sì, perché Belotti avrebbe più volte usato anche contrassegni contraffatti di Polizia e un finto tesserino della Camera dei deputati. Tra le truffe che compaiono nei capi di imputazione, il raggiro del maggio 2019: per partecipare e seguire da vicino alla punzonatura della Mille Miglia, con pass gratuito, si sarebbe presentato dal direttore esecutivo della manifestazione indossando una divisa militare e qualificandosi come un generale dell’Esercito incaricato di seguire l’evento per conto dell’Aisi.
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