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Un appello per la pace e contro la “rassegnazione” è stato sottoscritto da leader religiosi, intellettuali e politici. Gli esponenti della Chiesa cattolica (ma anche di Islam, Buddismo, Ebraismo) erano riuniti a Parigi all’incontro “Imaginer la paix”, organizzato dalla comunità di Sant’Egidio insieme all’Arcidiocesi francese. “Pur consapevoli dei complessi intrecci politici, chiediamo oggi di compiere una svolta profonda“, si legge nel testo presentato durante la cerimonia finale davanti a Notre Dame. “Lo chiediamo ai responsabili politici, ai signori della guerra, ai popoli tutti. La svolta è cercare quelle vie di pace che esistono anche se nascoste dal buio della guerra”. E all’appello si è unito anche il Pontefice che ha inviato un messaggio: “Abbiamo bisogno di pregare per la pace”, ha dichiarato. “Il rischio che i numerosi conflitti invece di cessare si allarghino pericolosamente è più che concreto. Faccio mio il vostro grido e quello dei tanti colpiti dalla guerra e lo rivolgo ai responsabili della politica: ‘Fermate la guerra! Fermate le guerre!’ Stiamo già distruggendo il mondo! Fermiamoci finché siamo in tempo!“.
Nell’appello diffuso dalla Comunità di Sant’Egidio si parla della scarsa volontà diffusa di parlare di pace: “Donne e uomini di differenti religioni ci siamo raccolti a Parigi, con umanisti, pensatori e tante persone, portando nel cuore il dolore di tanti popoli per le guerre in corso”, si legge ancora. “Abbiamo provato a immaginare, negli incontri e nei dialoghi di questi giorni, un futuro di pace per questo mondo”. E “lo abbiamo fatto per quanti sono coinvolti amaramente nella guerra, per quanti sono colpiti dal terrorismo”. Purtroppo, “c’è una diffusa rassegnazione di fronte ai conflitti aperti, che rischiano di degenerare in una guerra più grande e travolgente”. In tante parti del mondo, e anche in Europa, “si è smarrita la memoria dell’orrore della guerra, eredità dei due conflitti mondiali del Novecento. Quell’eredità che mostra come solo la pace è un’alternativa umana e giusta”.
Secondo i firmatari dell’appello, “rischiamo di trasmettere alle giovani generazioni un mondo bellicoso, segnato dal terrorismo e dalla violenza. Rischiamo di trasmettere loro la riabilitazione della guerra come strumento per risolvere i conflitti o per affermare i propri interessi. Questo è un mondo che si distrugge con la guerra e la crisi ecologica”. “Le religioni, nel profondo della loro tradizione e dei tesori della loro sapienza, sanno che la pace è la vita del mondo – viene sottolineato -. Sanno che la guerra in nome di Dio è una bestemmia. Non hanno forza militare o economica. La loro forza è debole e umile, ma piena di speranza”. “Attraverso il dialogo, le religioni possono immaginare la pace. Non rinunciano a credere che la pace è la migliore condizione di esistenza per i popoli. Anzi l’unica veramente umana e degna”, conclude l’appello.
Queste alcune delle personalità che hanno partecipato all’incontro: il Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron; i rappresentanti delle Chiese cristiane (l’Arcivescovo di Parigi Mons. Laurent Ulrich, il Presidente della Federazione protestante francese Christian Krieger, il Cardinale Arcivescovo di Kinshasa Mons. Fridolin Ambongo Besungu, il Patriarca caldeo Louis Raphaël Sako, Patriarca assiro Mar Awa Royel, Jacques Mourad, Arcivescovo siro-cattolico di Homs, Arcivescovo di Canterbury Justin Welby); gli esponenti dell’ebraismo, con il Rabbino Capo di Francia Haïm Korsia; quelli dell’Islam con Chems-Eddine Hafiz, Rettore della Grande Moschea di Parigi (e ampie delegazioni dal Medio Oriente, dal Pakistan e dall’Indonesia); poi esponeti di Buddismo, Induismo e religioni asiatiche. Tra i rappresentanti del mondo politico, economico e culturale: il segretario perpetuo dell’Académie française Amin Maalouf e il fondatore di Sant’Egidio Andrea Riccardi, poi Anne Hidalgo (sindaco di Parigi), Jean-Yves le Drian (ex ministro degli Affari esteri), Izumi Nakamitsu (Alto rappresentante delle Nazioni Unite per il disarmo), Agnès Levallois (vicepresidente della Missione laica francese), Gilles Kepel (politologo), Latifa Ibn Ziaten (presidente dell’IMAD), Olivier Roy (orientalista e politologo), Nathalie Loiseau (membro del Parlamento europeo).
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