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Tutti gli affari degli ultrà di Inter e Milan: dalle partite ai concerti #adessonews

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L’inchiesta della procura di Milano che ha portato all’arresto di 19 capi ultrà di Inter e Milan e dell’iscrizione nel registro di 40 persone in tutto ha svelato un sistema di controllo da parte del tifo organizzato delle due squadre di tutte le attività collaterali, e in parte anche dirette, legate agli eventi che si svolgono allo Stadio di San Siro.

Non solo parcheggi, bar e vendita di merchandise dei due club, ma anche bagarinaggio di biglietti e abbonamenti alle partite tra le accuse mosse dagli inquirenti. Oltre al calcio però, gli ultrà avevano interessi anche nella musica e avevano iniziato a fare affari anche con i concerti che si svolgono al Meazza.

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Come gli ultrà gestivano i biglietti delle partite

Degli affari scoperti dalla procura di Milano, quello della rivendita dei biglietti è sicuramente il più importante per le dinamiche economiche dei gruppi di ultrà di Milano. In questo ambito l’inchiesta si concentra soprattutto sulla curva dell’Inter, dove il bagarinaggio era diventato un affare milionario. I canali principali per questo flusso di denaro erano due: gli abbonamenti annuali per l’accesso allo Stadio durante le partite e i singoli biglietti, in particolari quelli degli incontri più importanti come la finale di Champions League di Istanbul del 2023.

Per quanto riguarda gli abbonamenti, il primo passo era l’acquisto in blocco. In questo caso non c’era, per i gruppi di tifosi, un risparmio vero e proprio. Si trattava di vantaggi logistici, con liste di nomi consegnate direttamente alla società per ottenere i tagliandi e il versamento in blocco di migliaia di euro per i pagamenti a rate degli abbonamenti. Il guadagno arriva però durante l’anno, grazie a un metodo legato all’entrata degli “striscionisti” allo stadio.

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Secondo quanto raccolto dall’inchiesta, gli ultrà che si occupano di creare le coreografie della curva interista lasciavano le proprie tessere non vidimate all’interno dello stadio. Queste venivano poi recuperate dai capi e rivendute a decine fuori dallo stadio, prima della partita, per avere accesso alla curva. Ma il vero guadagno arriva soprattutto dai singoli biglietti delle partite e dagli accessi consentiti. Centinaia durante tutta la stagione le persone accompagnate personalmente dai capi in curva, senza biglietto né identificazione, con la collaborazione, volontaria o forzata da minacce e pestaggi, da parte degli stewart.

La questione diventa ancora più grave per le grandi partite e le trasferte internazionali, come testimoniato dalla vicenda della finale di Champions League del 2023. L’Inter gioca a Istanbul contro il Manchester City e gli ultrà chiedono 1.500 biglietti alla società, che però ne consegna solo 800. Scatta allora la rivolta, con sciopero del tifo e pressioni dirette su allenatore e dirigenti. Alla fine l’Inter cede, 1.500 biglietti che, in parte rivenduti, potevano fruttare anche 800 euro l’uno.

Bar e parcheggi e merchandise: l’affare San Siro

Anche se di gran lunga l’attività a margine di guadagno più alto dei gruppi ultrà milanesi era la rivendita di biglietti, quella in cui la loro presenza era più capillare era l’insieme di realtà collaterali alle partite di Inter e Milan. In primo luogo i parcheggi di San Siro. Chi li gestisce doveva pagare un contributo mensile di 4mila euro alle curve stando alle carte dell’inchiesta.

Altra questione sono i piccoli bar interni allo stadio di San Siro. Anche in questo caso, come per gli stewart, in mancanza di collaborazione gli ultrà passavano all’intimidazione. I capi milanisti avrebbero chiesto a uno dei locali centinaia di buoni birra al prezzo di 1.500 euro, molto più basso del loro valore. Al rifiuto del titolare, i tifosi sono passati al blocco dell’attività. Il locale è stato quindi costretto a cedere, ma le perdite per i suoi conti, e quindi probabilmente i guadagni per gli ultrà, sono stimate tra i 12mila e i 26mila euro.

Infine, il merchandise. Sia quello venduto allo stadio che quello dello store interista di Pioltello Limito, che aveva raccolto tutte le sigle del tifo nerazzurro sotto il marchio Curva Nord 69, passava per le mani della dirigenza delle curve. I calcoli della procura parlano di 600mila euro all’anno di fatturato, legali in questo caso, ma macchiati a inizio settembre dall’omicidio Bellocco, caso che ha legato anche la ‘ndrangheta al tifo organizzato milanese.

Le mani degli ultrà sui concerti allo stadio di Milano

Le partite non sono però gli unici eventi che si tengono negli stadi e gli ultrà di Milan e Inter avevano messo gli occhi anche su un altro grande giro d’affari, quello dei concerti. I legami con il mondo della musica, specie quello legato alla sottocultura hip hop, erano già molto stretti prima del 2021, quando si sarebbe verificato, secondo l’inchiesta, il primo vero intervento di un gruppo legato alle curve milanesi durante un concerto, quello di Ultimo.

Da lì in poi sarebbe cominciato l’interesse più serio, grazie anche a quegli stessi legami, per la gestione delle attività collaterali e del bagarinaggio durante questi grandi eventi. Il modello sarebbe stato simile a quello applicato durante le partite di calcio, con un controllo capillare di bar e parcheggi integrato dall’attività di bagarinaggio. Tra le vendite di biglietti illegali in cui gli ultrà si sarebbero inseriti ci sono quelle per il concerto dei Coldplay, ma anche per quelli di Blanco e dei Pinguini Tattici Nucleari.

Per quanto riguarda le relazioni con il mondo della musica, spicca il nome di Luca Lucci, capo ultrà del Milan che sarebbe stato in contatto con  Tony Effe, Cancun, Lazza, Guè ed Emis Killa. “Ciò gli ha consentito di aumentare in maniera esponenziale e con pochissimi controlli i propri guadagni, avviando preliminari accordi tesi a gestire i concerti di tali artisti, sia sul territorio nazionale (e in particolare in Calabria), sia internazionale” ha dichiarato la procura.

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Due anche gli episodi di violenza legati a questo mondo. Il primo il pestaggio di Cristiano Iovino, a cui avrebbe partecipato il rapper Fedez. Il secondo sempre un pestaggio, ma di uno stewart che non avrebbe permesso ad alcune delle persone accompagnate dagli ultrà di entrare. In quel caso a partecipare sarebbe stato un altro rapper, Emis Killa. Nessuno dei due cantanti è indagato nell’inchiesta.





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